Appunti sull’essiccazione e sulla conservazione delle erbe

Petali di papavero, fiori di malva e fiori di sambuco essiccati.

Essiccare le erbe è il modo più semplice per conservarle preservandone proprietà e sapore.
Anche se può sembrare una cosa da nulla è in realtà un processo che richiede molta cura.
Ci sono diversi dettagli da non trascurare per ottenere un essiccato sano ed efficace, soprattutto se si decide di procedere con l’essiccazione naturale, quella che sfrutta il caldo dell’estate, più delicata per la pianta ma anche più insidiosa. 
In tutte quelle regioni del centro e sud Italia, in cui si verificano estati calde, secche, spesso ventose, è pratica diffusa e consigliata. 
Basti pensare alla tradizione dell’origano, riunito in mazzi e lasciato ad asciugare direttamente nei fienili. 
Al contrario al nord, dove le estati sono piovose e per questo umide, facili allo sviluppo di muffe e marciumi, sarà molto più difficile assicurare una buona riuscita del lavoro.
Per questo e altri motivi si ricorre sempre più spesso all’essiccazione con essiccatori ad aria forzata.
Se ne trovano ormai in commercio di diversi tipi che si possono benissimo usare per una piccola produzione casalinga.
Ma anche in questo caso conoscere alcune regole di base può tornare sempre utile.

Partiamo dalla raccolta, che andrà fatta nel tempo balsamico della pianta, ovvero il periodo dell’anno in cui sviluppa la massima concentrazione di principi attivi.
Ogni pianta ha il suo tempo e anche ogni parte della pianta ha il suo, che siano fiori, foglie, radici…

Una volta raccolte, le erbe vanno messe ad essiccare il prima possibile, evitando nell’attesa di lasciarle ammucchiate, o peggio sotto il sole, altrimenti in poco tempo iniziano a fermentare e a ossidarsi, perdendo gran parte delle proprietà prima ancora di iniziare.

A seconda della pianta si dispone il materiale raccolto in strato sottile su delle reti, su dei telai di stoffa leggera o vimini che consentano all’aria di circolare liberamente, oppure si riuniscono in mazzi non troppo fitti e si appendono al soffitto.
E’ importante scegliere un luogo al riparo dalla luce, caldo e arieggiato, dove però la temperatura non superi i 40° e dove, in caso di maltempo, si possano chiudere le finestre.
Solo le radici e i frutti carnosi possono quasi sempre essere essiccati esponendoli direttamente al sole, in alcuni casi preventivamente tagliati a rondelle e infilati con un filo resistente in lunghe collane.

Biancospino essiccato, fiori e foglie.

Le erbe sono pronte quando sono ben secche, né troppo né troppo poco, al punto da scricchiolare tra le dita senza però ridursi in polvere. Come descrive benissimo Pierre Lieutaghi “la spezia polverizzata non vale più di un pane bianco, di un vino evaporato”.
Per lo stesso motivo è preferibile conservare le erbe in taglio grosso e sbriciolarle ulteriormente solo al momento dell’utilizzo.
Eccomi qua a confidarvi i miei dubbi riguardo alle più comuni tisane in filtro che si trovano negli scaffali dei supermercati, che di medicamento hanno poco e che sono forse una più o meno gradevole acqua calda aromatizzata.

Un’essiccazione ben riuscita si potrà comunque facilmente giudicare dall’aspetto della droga*secca, consistenza, odore e specialmente dal colore, che deve restare il più possibile vicino a quello di partenza.

Le erbe essiccate sono delicate, anche se ben conservate perdono gradualmente le loro proprietà , andrebbero per questo consumate entro l’anno e rinnovate con il ritorno di una nuova raccolta.
Pulite, e tagliate quando necessario, le erbe si possono poi riporre in vasi di vetro ben chiusi, al riparo dalla luce e dall’umidità, pronte per essere utilizzate.

Fase di lavorazione delle foglie di piantaggine essiccate.

*Droga: la parte della pianta che contiene i principi attivi e che viene usata a scopo medicamentoso.